Una significativa linea di intervento inserita nel decreto Rilancio è rappresentata dal rafforzamento patrimoniale delle aziende per meglio intraprendere la ripresa economica post Covid-19.
Nello specifico vengono previste misure differenziate per le imprese di medie dimensioni tra 5 e 50 milioni, per le quali si prevedono agevolazioni fiscali per stimolare l’incremento del capitale sociale e un sostegno da parte di Invitalia, e per quelle sopra ai 50 milioni di euro, per le quai si configura il possibile intervento attraverso uno specifico patrimonio destinato costituito presso la Cassa depositi e prestiti.
Va evidenziato come in ambito comunitario sia in fase avanzata di elaborazione, come dichiarato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen in un intervento all’Europarlamento, il progetto di creare uno strumento paneuropeo anche per il settore equity, per evitare che l’indebitamento eccessivo delle imprese possa ostacolare gli investimenti e la crescita. L’obiettivo è quello di ricapitalizzare e aiutare le imprese sane che hanno bisogno di capitale
Così come viene sottolineato nel Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, la crisi ha fortemente colpito il sistema produttivo quando era già in corso un rallentamento dell’attività economica. La contrazione delle entrate, legata alla consistente diminuzione della domanda e alla marcata riduzione dell’attività, limita la possibilità delle imprese di sostenere le spese e indebolisce la capacità di restituire i prestiti. L’accesso al capitale esterno è reso poi più difficoltoso dall’aumento dei rischi e dalle tensioni sui mercati finanziari. In ogni modo, sottolinea la Banca d’Italia, le imprese affrontano l’attuale congiuntura con una struttura finanziaria nel complesso più equilibrata rispetto alla vigilia della doppia recessione del 2008-2013. La leva finanziaria (misurata come rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto) si è ridotta di circa 10 punti percentuali; l’incidenza dei debiti a breve termine sul totale di quelli finanziari è scesa di 7 punti percentuali. Va però aggiunto, come rimarcato dall’OCSE, che il debito che Paesi e aziende già pesantemente indebitati stanno contraendo per fare fronte alla crisi da Covid-19 impatterà sul futuro in una ripresa economica che sembra prefigurarsi non a V ma a U.
Va rimarcato che misure tese a migliorare la patrimonializzazione delle imprese nella fase successiva a quella emergenziale sono state auspicate anche dall’ABI in una recente audizione parlamentare, anche ricorrendo ad operazioni condotte da veicoli pubblici, come prospettato peraltro anche da Bankitalia.
Misure di rafforzamento del capitale per le PMI
Con riferimento alle imprese di medie dimensioni con fatturato tra 5 e 50 milioni di euro, danneggiate dall’epidemia da Covid-19 nei mesi di marzo e aprile 2020 che hanno subito una riduzione complessiva dell’ammontare dei ricavi in misura non inferiore al 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (nel caso in cui la società appartenga a un gruppo, si fa riferimento al valore dei citati ricavi su base consolidata, al più elevato grado di consolidamento, non tenendo conto dei ricavi conseguiti all’interno del gruppo), il decreto Rilancio introduce la possibilità – per i soggetti che effettuano conferimenti in denaro in una o più società, in esecuzione dell’aumento del capitale sociale – di beneficiare di un credito di imposta pari al 20%.
L’investimento massimo del conferimento in denaro sul quale calcolare il credito di imposta non può eccedere 2 milioni di euro.
La partecipazione riveniente dal conferimento deve essere posseduta fino al 31 dicembre 2023. La distribuzione di riserve, di qualsiasi tipo, prima del 1° gennaio 2024 da parte della società oggetto del conferimento in denaro comporta la decadenza dal beneficio e l’obbligo del contribuente di restituire l’ammontare detratto, unitamente agli interessi legali.
Deve trattarsi in ogni modo di società per azioni o società a responsabilità limitata che non operano nel settore bancario, finanziario o assicurativo e devono rispettare alcuni requisiti:
- regolarità contributiva e fiscale,
- essere in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente,
- non rientrare tra le società che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti ritenuti illegali o incompatibili dalla Commissione europea.
Alle società in questione, a seguito dell’approvazione del bilancio per l’esercizio 2020, viene riconosciuto un credito d’imposta pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto fino a concorrenza del 30% dell’aumento di capitale.
Le perdite fiscali riportabili nei periodi d’imposta successivi sono ridotte dell’importo dell’ammontare del credito d’imposta riconosciuto. La distribuzione di qualsiasi tipo di riserve prima del 1° gennaio 2024 da parte della società ne comporta la decadenza dal beneficio e l’obbligo di restituire l’importo, unitamente agli interessi legali.
Si prevede poi la possibilità di accedere al sostegno pubblico da parte del neo-costituito Fondo Patrimonio PMI presso Invitalia, finalizzato a sottoscrivere entro il 31 dicembre 2020 obbligazioni o titoli di debito di nuova emissione per un ammontare massimo pari al minore importo tra tre volte l’ammontare dell’aumento di capitale e il 12,5 per cento dell’ammontare dei ricavi.
Gli strumenti finanziari sono rimborsati in via ordinaria decorsi sei anni dalla sottoscrizione e possono essere rimborsati i titoli in via anticipata decorsi tre anni dalla sottoscrizione.
Patrimonio destinato
Per sostenere l’intervento economico a beneficio di società per azioni, anche con azioni quotate in mercati regolamentati residenti in Italia, con fatturato superiore a 50 milioni di euro, sempre che non operino nel settore bancario, finanziario o assicurativo, viene costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, così come previsto dall’art. 27 del decreto Rilancio, un patrimonio destinato, che può essere articolato in comparti e che dura 12 anni (possibili eventuali proroghe), a cui sono apportati beni e rapporti giuridici dal Ministero dell’Economia e delle finanze (la dotazione dovrebbe essere di 50 miliardi), che dovrà disporre il conferimento con specifico decreto.
I requisiti di accesso, le condizioni, i criteri e le modalità degli interventi del patrimonio destinato sono definiti con decreto del Ministero dell’Economia e delle finanze, sentito anche il Ministero per lo Sviluppo economico, in conformità con il quadro normativo dell’Unione Europea in materia di aiuti di Stato.
In via preferenziale il patrimonio destinato effettua i propri interventi mediante sottoscrizione di prestiti obbligazionari convertibili, la partecipazione ad aumenti di capitale, l’acquisto di azioni quotate sul mercato secondario in caso di operazioni strategiche.
Nell’individuazione degli interventi, il decreto tiene in considerazione l’incidenza dell’impresa con riferimento allo sviluppo tecnologico, alle infrastrutture critiche e strategiche, alle filiere produttive strategiche, alla sostenibilità ambientale, alla reta logistica e dei rifornimenti, ai livelli occupazionali e del mercato del lavoro.
Possono essere effettuati interventi relativi a operazioni di ristrutturazione di società che, nonostante temporanei squilibri patrimoniali o finanziari, siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività.
Per il finanziamento delle attività del patrimonio destinato o di singoli comparti è consentita l’emissione di titoli obbligazionari o altri strumenti finanziari di debito.